La Rinascita dello Studiolo

Rinasce perché è rinato agli eugubini, è rinato nel Palazzo Ducale, è rinato nella storia e rinasce come un emblema di quella rinascenza a cui il Duca si ispira filosoficamente per la sua patria natia, donando, alla seconda capitale del suo Ducato, quello che molti definiscono il suo testamento spirituale.

Era sicuramente un vero peccato che Gubbio non potesse fruire di un brano così importante della sua storia di centro culturale ed artistico, oltre che politico, anche nel ‘400.

Lo studiolo infatti oltre ad essere un insigne esempio di arte dell’intarsio, è monumento emblematico della filosofia e dello stile di vita delle signorie illuminate del XV secolo che costituirono il terreno di coltura di quel fenomeno universale che è stato il Rinascimento italiano. In particolare, esso è l’unico esemplare del genere in Umbria e la sua improvvida alienazione ha certo contribuito al più generale clima di sottovalutazione del Rinascimento nella nostra regione, quanto meno nel raffronto con le altre.

L’Associazione Maggio Eugubino, che opera da circa sessanta anni per contribuire alla crescita sociale e culturale della città di Gubbio ed è la continuazione di aggregazioni tra persone (pro-gubbio ed altre) che hanno sempre posto al primo posto l’amore per la città, ha intrapreso, a partire dall’anno 2002, grazie all’indispensabile contributo della Fondazione Cassa di Risparmio di Perugia, la realizzazione del “Progetto Studiolo”, consistente nella riproduzione dello studiolo ligneo che Federico da Montefeltro volle nel 1480 per il palazzo ducale di Gubbio e che ora è conservato presso il Metropolitan Museum di New York a seguito di una deprecabile spoliazione perpetrata nel tempo che privò Gubbio, l’Umbria e l’Italia di questo bene culturale di grandissima importanza e valore.

Apparendo infatti del tutto impraticabile l’ipotesi della restituzione dell’originale, anche per le modalità formalmente legali della sua esportazione avvenuta nel 1939, la strada della riproduzione, non priva di insidie come sistema di intervento né immune da difficoltà di ordine tecnico e finanziario, si prospettò come l’unica soluzione efficace per la riparazione del “vulnus” apportato al patrimonio storico-artistico regionale.

Abbiamo allora iniziato questo cammino verso il recupero della corporeità dello studiolo, verso la sua materializzazione e la sua riappropriazione.

Questa operazione però non rappresenta soltanto un pregevolissimo intervento di riacquisizione di una parte altamente significativa del patrimonio storico artistico eugubino, ma, attraverso la sua ricollocazione nella – per tanto tempo nuda e vuota – stanza in cui era ubicato l’originale contribuisce al recupero funzionale ed alla valorizzazione del palazzo Ducale di Gubbio e può essere ulteriore e significativa occasione per rivelare al grande pubblico l’enorme valore della reggia federiciana di Gubbio nel panorama dell’arte rinascimentale nella nostra regione. Certamente una delle corti d’Europa del secondo ‘400 dove il rinnovamento ed il progresso si intrapresero con la cura delle scienze umanistiche e dell’arte.

Ma esiste anche un’altra grande motivazione che ci ha indotto ad intraprendere la strada di dedicare la nostra attenzione e di dirigere il nostro impegno di associazione verso lo studiolo ligneo di Federico da Montefeltro. Esso è infatti un insigne esempio di arte dell’intarsio ma la sua riproposizione da parte della bottega eugubina Minelli Restauratori è sorprendente testimonianza di una non dispersa capacità di “fare”. 

Una sfida, a distanza di cinquecento anni, in termini di perizia e ricercatezza tecnica ed artistica che era tutta da osservare anche per le problematicità legate al reperimento delle materie e dei legni da utilizzare e per la scomparsa di alcuni arnesi da impiegare. Basti pensare ad alcune essenze lignee autoctone quali la fusaggine, alle antiche colle, al dimenticato e ricostruito coltello da spalla che consente di incidere con estrema precisione facendo leva con tutto il corpo.

Una sfida vinta in virtù della presenza ancora sul territorio di professionalità artigiane aventi la specificità “del saper creare”, “del saper intervenire” e “del saper produrre”. La dimostrazione di un patrimonio di abilità che sopravvive, pur tra mille difficoltà, sorretto dall’amore per la bellezza, per il gusto e per l’armonia. Una professione certo difficile, dove riuscire ad emergere costa sacrificio e dove però le opportunità, specialmente ora, nell’epoca della globalizzazione e della standardizzazione, possono essere straordinarie. La dimostrazione in sostanza che l’artigianato artistico è una componente fondamentale del patrimonio culturale, sociale ed economico di un territorio e che coniugando tradizione, saperi e tensioni innovative la naturale arte dei nostri artigiani si può trasformare in una vera e propria strategia per la competitività.

Una sfida che è stata possibile anche perché supportata abilmente da osservazioni scientifiche, da verifiche, da conoscenze, intelligenze, professionalità e competenze di valenti studiosi. La riproduzione dello studiolo rappresenta dunque anche uno splendido esempio di ciò che può nascere da una stretta e fruttuosa relazione tra lo studio e la conoscenza scientifica del nostro passato e le competenze ed i saperi di cui sono ancora dotati i nostri artigiani.

In questo cammino ci hanno aiutato in tanti, gli organismi a livello regionale competenti del Ministero per i Beni e le Attività Culturali, l’Amministrazione Comunale, il patto territoriale Appennino Centrale, i soci del Maggio Eugubino e tutti i vari consiglieri che si sono succeduti nel tempo, gli eugubini tutti critici o scettici o semplici spettatori o attenti interlocutori o entusiasti fautori che siano stati.

Non avremmo potuto far nulla comunque se non ci fosse stato il cospicuo finanziamento della Fondazione Cassa di Risparmio di Perugia. Alla Fondazione ed al suo Presidente Cav. Carlo Colaiacovo vanno i nostri più sentiti ringraziamenti per la grande sensibilità manifestata nei confronti dell’arte, della cultura e dei valori del nostro territorio.

Gubbio ora ha recuperato un brano vitale della sua storia, un luogo simbolo delle varie categorie del sapere, delle scienze, della musica, delle arti, della letteratura, capace di richiamare alla mente continuamente quali sono i terreni di coltura che rendono possibili percorsi inequivocabili di crescita dell’uomo.

Una operazione che amerei definire “conservazione” del sapere…

 

Lucio Lupini