L’Alberto dei Guinness

L’Abero di Natale più grande del Mondo

Sono all’incirca le 19.00 del 07 dicembre quando, alzando gli occhi verso il tanto amato monte di Gubbio, verdi, blue, bianche, gialle, rosse, nell’oscurità appaiono rapide, una via l’altra, le luci che formano, dalla base alla cima, l’albero di natale più grande del mondo (entrato nel Guinnes dal 1991). E’ lì, sul Monte Ingino, con ai piedi, come un immenso presepe, le case medioevali e la campagna di Gubbio e vi rimane fino ai primi di gennaio a rallegrare le buie e fredde notti che preludono il Natale e le sue festività. Di sicuro le lampade non scaldando l’aria ma gli animi di tutti sì! A regalarci ogni anno dal 1981 questa “decorazione luminosa” composta di chilometri di cavi elettrici e di centinaia di lampade al neon è l’opera dei volontari che hanno costituito il Comitato Albero di Natale intitolato a Mario Santini.

«Si muovono tra le pieghe di un progetto conosciuto ormai a memoria tanto da individuare a colpo sicuro lo sperone di roccia sul quale piazzare un sostegno o l’albero sul quale arrampicarsi per collocare una sorgente luminosa paghi e soddisfatti di aver fornito il proprio contributo per rinnovare quella che ormai appare come vera e propria tradizione. [proprio perché ormai] E’ impossibile pensare al Natale senza l’ “Albero”» (L’Eugubino – Anno XXXVIII – n. 7-8-9 Natale 1987).

Anche questa può essere elencata nella lista delle tante follie che etichettano i cittadini come i “matti di Gubbio”, perché effettivamente è così.

Pazzia o non, è un lavoro di cui andare fieri, specie quando si assiste a scene di turisti con il naso rivolto al cielo che rimangono rapiti dalla possenza di tanta luminosità.

La curiosità più grande, però, è: “Come nasce l’idea dell’albero di Natale?”

Difficile risalirci dalle fonti scritte e come sempre è bello arrivarci tramite gli aneddoti dei Soci del Maggio Eugubino. Si perde in scientificità ma sembra che si finisca diretti all’origine.

 

La persona “sotto interrogatorio” è Pietrangelo Farneti che comincia così:
«L’Albero fu da me ideato il 25 dicembre del 1955 all’incirca erano le 09,00 all’altezza dei semafori».

E’ stupefacente osservare la sua sicurezza e tranquillità anche di fronte all’osservazione: ma si ricorda data e ora? Fa cenno deciso con la testa, è un sì senza ombra di dubbio.

«Tutto viene fuori da un male. Ma tutti i mali non vengono per nuocere». Precisa.

Ecco la spiegazione: «Quell’anno mi trovavo a lavorare come topografo a Crotone con l’amico, anche lui eugubino, Fausto Battistelli e la sera del 23 dicembre, antivigilia di Natale, inquieto, per non dire altro, me ne stavo appoggiato ad una colonna di un loggiato somigliante al nostro di Piazza Oderisi, ex Sant’Antonio perché a quella data la ditta non aveva mandato le paghe e quando mi si avvicinò un poveraccio che mi chiese 100 Lire per il pane, lo respinsi a malo modo perché non avevo neppure quella cifra.La mattina del 24 arrivò un vaglia telegrafico di trecentomila Lire per Fausto e per me.

Feci appena in tempo a prendere un treno verso Roma. Dopo Salerno mi ritrovai solo solo in un vagone e mi addormentai. A mezzanotte fui invitato nel vagone postale a brindare con il personale: un atto squisito ed indimenticabile. Da Roma a Fossato di Vico e con la CAT, servizio automobilistico che sostituisce quello ferroviario andato distrutto dalla guerra, arrivai alla fermata in Piazza Quaranta Martiri, dove sono i semafori.

Appena sceso alzai gli occhi verso la Basilica del nostro Protettore e vidi il monte ovattato da leggère strisce di nebbiolina come si notano su di un albero di Natale. Quella visione, semplicemente stupenda, mi suggerì di allestire, in un prossimo Natale una decorazione luminosa. Risalendo verso la mia abitazione in Via XX Settembre mi incontrai con l’amico dott. Francesco Pienotti che stava aprendo la sua farmacia al quale, dopo i saluti, raccontai della visione e dell’idea avuta. Lui mi disse: «Se lo fai ti do centomila Lire!»

Sempre con questa idea in testa, arrivo al 1980 e, a causa della perdita del Presidente dell’Associazione Maggio Eugubino, Mario Rosati, in qualità di Vice-Presidente dovetti onorare il suo programma che aveva ideato per celebrare il 30° della fondazione, andando con balestrieri e sbandieratori negli Stati Europei dove si trovavano tanti concittadini emigrati per necessità di lavoro. Ad Esch nel Lussemburgo mi ammalai; fui costretto per una decina di giorni in ospedale e quando tornai a casa, era trascorsa la festività dedicata alla traslazione del nostro S. Ubaldo.

E, proprio per ringraziarlo, salii sul Monte, che da tempo frequentavo interessandomi dei vari particolari che incombevano tristemente sull’edificio e sulla sua conduzione. Proprio in quel giorno mi salutai con l’amico concittadino Enzo Grilli, che quotidianamente saliva sul monte, tanto era il suo amore per il caro “Vecchietto”, che mi chiese se mi era piaciuta l’illuminazione che aveva realizzato in occasione dell’ultima festa. Gli risposi che purtroppo non mi trovavo a Gubbio per le ragioni su accennate e nel prosieguo del nostro colloquio gli confidai l’idea che mi portavo dietro da tanto tempo.

Devo precisare che gli unici che sapevano di questa iniziativa erano solo i miei figli ai quali, ogni tanto, promettevo la realizzazione di un albero speciale.

Enzo mi disse subito: «FAMOLO!» incominciando dalla stella che doveva essere proprio sopra la Rocca dell’antica difesa.

Presso la fucina nelle vicinanze dell’ex-Mattatoio Comunale, Enzo fece costruire due semicerchi che dovevano ospitare numerosi fari di automobili in disuso che io trovai andando presso i vari meccanici e provvide a tutto l’impianto elettrico. Sapeva fare tutto! Da parte mia mi adoperai anche per qualche aiuto. Giovanni Colaiacovo mi diede un lunghissimo cavo per trasportare la forza elettrica dall’albergo “La Rocca” e che fu steso proprio da uno della gestione che saliva come un gatto sui numerosi alberi. Cavo mai più restituito, per la giusta cronaca.

La locale EPT, l’ufficio turistico mi promise di pagare la fornitura elettrica che ammontò a meno di cinquantamila Lire, ma per averle io solo so quante volte ho dovuto bussare e così arriviamo ai giorni prossimi della Festività veramente freddi, specialmente lassù, dove c’è voluta la forza di Nello Ontano, di Marcello Cecilioni, del mio futuro genere Mauro Barbetti e di mio figlio Riccardo.

Sono ancora vivi in me i particolari di quella faticata, proprio al gelo ed in special modo le dita di Ontano il più esposto a reggere il peso sulla unica scala che avevamo a disposizione: si erano talmente gonfiate da sembrare “rosei salametti”.

I risultati non furono come speravamo ed invece di una stella, fu un cerchio di luci. I quotidiani misero in risalto che a Gubbio, un ufo natalizio si era fermato al di sopra del Monte Ingino.

Verso la fine di agosto del 1981, dopo una riunione nella sede dei santantoniari, al Palazzo del Capitano del Popolo, alcuni amici tra i quali ricordo Mario Morena (il “Chico”) ed Evaristo Sannipoli dei “Moscone” mi chiesero di riprendere l’iniziativa e allora, forte di questa sollecitazione, mi recai dal direttore dell’Enel, Sig. Migatti, al quale esposi quanto avevo in testa: volevo collocare sulle piante un centinaio di damigiane, liberate dai cesti protettivi, contenenti altrettante lampade e quindi la forza occorrente e la possibile spesa.

Quando terminai la mia esposizione il direttore mi fece capire che non avrei combinato nulla di buono e alquanto sconfortato lo ringraziai.

Qualche tempo dopo, poteva essere la fine di settembre, fui invitato presso il Maggio Eugubino dove trovai gente di Gubbio capeggiata dal compianto geometra Mario Santini [E’ il suo il progetto dell’albero che splende tuttora sul Monte]. Rammento l’elettricista Luigi Monacelli, il Morena, Ontano, Rogari, Giuseppe Gambini “Acquaticcio” ex-portiere del Gubbio, Mario Flamini, altri dell’Enel e della Forestale, infervorati per realizzare l’albero da me sperato. Sicuramente era stato il Migatti a raccontare della mia idea a persone da lui frequentate.

Numerose altre riunioni piene di entusiasmo, anche per affrontare il grandioso problema finanziario. Sotto questo aspetto ero alquanto titubante ripensando a quante volte avevo bussato presso l’Ente turismo. Al “Chico” la frase storica: «Faremo ‘na cambiale!» Ci mancava, tra me e me, di firmarne una anche per l’Albero di Natale.

In un altro incontro, Monacelli portò la prima offerta di Lire 10.000 da parte di Urbani del Faro Rosso e proprio questa cifra mi spinse a rompere gli indugi.

La realizzazione del primo albero costò tante fatiche anche sotto la neve ed il tempo veramente inclemente quell’anno, ma alla fine, alla ceraiola, l’albero fu una realtà e da allora va “per il più grande del Mondo” da meritare la menzione guinness dei primati e addirittura il passaggio notturno degli aerei che cambiano rotta per godere il grandioso spettacolo voluto dalla volontà di pochi decisi, che adesso si dicono, per far rima con ceraioli, ALBERAIOLI.»