Il 4 giugno si è svolto ad Orvieto, nella sede della locale Fondazione Cassa di Risparmio in piazza Febei, il convegno “La maiolica tra Medioevo ed Età moderna. Mobilità delle maestranze, tipicità delle produzioni”, a cura di Luca Pesante, dedicato alla memoria dello storico orvietano Alberto Satolli, recentemente scomparso. Si sono confrontati sul tema prescelto alcuni dei principali studiosi della ceramica italiana. In merito alla maiolica cinquecentesca di Gubbio, Ettore A. Sannipoli ha relazionato su “Gli champlevés eugubini a lustro”.

Per un ventennio circa, segnatamente dal 1524 al 1541, furono prodotti in Gubbio, nella bottega di Mastro Giorgio, piatti (e coppe) con decori “champlevés” ovvero “par enlevage sur fond bleu”. L’esigenza di ornare con minuti e filiformi motivi le tese dei piatti, determinò una specializzazione tecnica secondo cui il fondo veniva dipinto in blu con grosse pennellate a giro; la superficie era poi decorata graffendo con la punta e con la stecca il blu per far riemergere il candore dello smalto. Le parti bianche erano destinate a ospitare lustri rossi e dorati, talvolta con tocchi di verde in seconda cottura. Ricorrenti sono i motivi decorativi a palmette, ad arabeschi, a grottesche, mentre le figurazioni centrali hanno in genere carattere araldico o rappresentano amorini e putti (còlti in vari atti e pose), raramente guerrieri, belle donne, trofei. Tra i servizi stemmati “par enlevage sur fond bleu” primeggiano quelli ben noti con l’arme di Aurelio Fregoso (datato 1526), del Cardinal Antonio Ciocchi Del Monte (datato 1526-1527), di Niccolò Vitelli e di sua moglie Gentilina della Staffa (datato 1527). Ne rimane anche un altro famoso, con lo stemma della famiglia Saracinelli di Orvieto, databile tra il 1534 e il 1536 circa.