GUBBIO (03/11/2020) − “Oggi è un giorno di grande dolore, mio e di tutta la città, che con don Angelo perde un riferimento per intere generazioni: l’esperienza di San Girolamo ha cambiato tutti coloro che ne hanno fatto parte, e ha consegnato a ciascuno di noi una visione altra del mondo, del cristianesimo, della politica e del modo di guardare agli ultimi della terra”: così il sindaco di Gubbio Filippo Stirati ricorda don Angelo Fanucci, scomparso questa mattina.
“Don Angelo era portatore di un messaggio dirompente che includeva in nome degli ultimi, dei diversi, dei segregati: il suo pensiero e il suo vissuto sull’integrazione e sull’inclusione sono stati davvero sconvolgenti, così forti e rivoluzionari da non lasciare indifferenti neanche i più lontani. Sono stato suo alunno negli anni in cui la sua spinta propulsiva come guida della Comunità di San Girolamo era al massimo della forza − ricorda il sindaco − e non potrò mai dimenticare la sua lettura in classe della “Lettera a una professoressa” di don Milani, così appassionata, dirompente, capace di mostrare a tutti noi angolazioni e prospettive diverse, nonché la possibilità di trovare alternative concrete alla vecchia idea tradizionalista e classista di scuola. Don Angelo ha segnato la mia formazione prima come studente, anche attraverso l’adozione di una letteratura italiana, quella di Carlo Salinari, che allora sembrava un atto eversivo, e poi come politico e direi anche come sindaco: tutta la mia vita è stata profondamente attraversata dal messaggio rivoluzionario del quale don Angelo era portatore”.
Il sindaco Stirati, nel ricordare don Angelo Fanucci, sottolinea anche come l’esperienza di San Girolamo abbia letteralmente “trasformato la città di Gubbio, che negli anni ‘70 fu un crocevia, un laboratorio di idee e di progetti fondati sull’idea della difesa degli ultimi e degli emarginati. Questa per me resta la sua lezione più grande, che si mescola a tanti ricordi, emozioni, momenti bellissimi legati alla mia formazione. Quelli di San Girolamo e del movimento studentesco furono anni che oggi tutti rimpiangiamo, momenti di grande condivisione, di grande umanesimo, che mostravano una capacità di crescere insieme che oggi rimpiangiamo come non mai, anche come genitori ed educatori. Don Angelo Fanucci è stato tutto questo, e credo che, al di là delle vicende amare degli ultimi anni, la città gli debba tantissimo. Capace di indicarci una chiesa diversa, un modo differente di stare nel mondo cristiano, fatto di grande apertura e capacità di evitare sottigliezze astratte che rischiavano di dividere anziché di unire, don Angelo è stato per me il riferimento di quell’idea di politica al servizio delle persone e dei più deboli che ho cercato sempre di perseguire. Mancherà a me e a tutta la città, che spero saprà portare avanti i suoi tanti insegnamenti”.