Fuori programma − intorno alle ore 20,45 di ieri − di Vittorio Sgarbi alla mostra “Un giovane Raffaello a bottega − Evidenze e indizi nel Gonfalone del Corpus Domini di Gubbio”, aperta dal 13 agosto nella Chiesa di Santa Maria dei Laici, lungo le Logge dei Tiratori.
Il critico e storico dell’arte, saggista e opinionista, politico di origini ferraresi era atteso in piazza Grande per la serata dedicata a Raffaello Sanzio, nell’ambito del Doc Fest eugubino. Invitato dalla storica dell’arte Giordana Benazzi, prima di raggiungere la location dell’evento, Sgarbi si è fermato nella Chiesa “dei Bianchi” e per quasi mezz’ora ha analizzato e chiesto informazioni sul Gonfalone del Corpus Domini di Gubbio, per il quale − una quindicina di anni fa − la stessa dottoressa Benazzi aveva indicato l’attribuzione alla bottega di Giovanni Santi, con interventi di un giovanissimo Raffaello.
Sgarbi si è mostrato molto interessato ad alcuni aspetti specifici del dipinto bifacciale processionale, in particolare al monogramma sul piviale di sant’Ubaldo, che secondo alcuni studiosi rappresenta l’espressione “Raphael Urbinas”. Il critico d’arte ferrarese si è interessato anche all’impianto storico−architettonico della Chiesa di Santa Maria dei Laici e ad altre opere che ne compongono il corredo artistico.
Nella visita, oltre che dalla storica dell’arte Giordana Benazzi, Sgarbi era accompagnato dal direttore dell’Ufficio beni ecclesiastici della diocesi di Gubbio, Paolo Salciarini, dal direttore del Museo diocesano, don Pietro Vispi, e dalle operatrici museali dell’associazione culturale “La Medusa”, che si occupano del circuito dei musei diocesani di Gubbio e della stessa esposizione del Gonfalone.
Durante la serata in piazza Grande, poi, Vittorio Sgarbi ha riservato vari e significativi passaggi all’opera d’arte. La sua narrazione dedicata a Raffaello si è basata sugli studi di Vasari, che secondo molti studiosi contemporanei svaluterebbe troppo l’influsso del padre Giovanni Santi, sopravvalutando quella che ebbe il Perugino nella formazione del giovane maestro urbinate. Nel percorso affabulatorio ha inserito anche alcuni snodi sul Gonfalone del Corpus Domini, come elemento riconducibile alle attività della bottega del Santi, collocabile negli anni dell'adolescenza del figlio Raffaello. Di fatto, quindi ha condiviso la tesi che Giordana Benazzi ha espresso da oltre un quindicennio, sostenendo che lo stendardo eugubino può essere collocato negli anni giovanili di Raffaello, tra il 1494 e il 1500, e che lo stesso monogramma possa indicare la sua firma, in quanto erede della bottega paterna.