Il saluto del vescovo di Gubbio, mons. Mario Ceccobelli, apre i lavori della 67esima Settimana liturgica nazionale che si tiene nella città umbra fino al 25 agosto sul tema “La liturgia luogo della misericordia − Riconciliati per riconciliare”. Ecco di seguito il testo integrale.

“Sono lieto di porgere a tutti e a ciascuno il più cordiale e fraterno BENVENUTO!
Per questa Chiesa particolare è un grande onore accogliere la Settimana Liturgica Nazionale che da 67 anni si svolge regolarmente nelle varie diocesi italiane.
Dopo la grande partecipazione alla Settimana di Bari quest’anno è la volta di Gubbio, città piccola, ma ricca di arte, di storia e anche di santità.
Al benvenuto si uniscono sentimenti di profonda gratitudine per ciascuno di voi, che avete voluto essere qui presenti, per il Centro di Azione Liturgica e per il suo presidente Mons. Claudio Maniago che ha scelto Gubbio quale sede dell’incontro. Penso che sia a tutti noto il motivo che ha indotto il Centro di Azione Liturgica (CAL) a prediligere Gubbio come sede della manifestazione.
Lo richiamo brevemente.
Nel lontano 19 marzo 416 una lettera, partita da Roma, fu consegnata al vescovo di Gubbio Decenzio. Era stata scritta da Papa Innocenzo I in risposta ai quesiti del giovane vescovo, eletto alla guida della diocesi di Gubbio, che si scontrava con un clero profondamente diviso, con una mancanza di comunione che si ripercuoteva nella prassi liturgica. E così Decenzio scrisse al Papa per avere delucidazioni su alcune questioni invocando la sua autorità. Innocenzo fornì la risposta a tutte le sue richieste e dettò precise norme. Le indicazioni liturgiche contenute nella lettera di Innocenzo, che fu poi chiamata decretale, divennero in seguito normative non solo per la Chiesa di Gubbio, ma per tutta la cristianità.
La Lettera Decretale ha un’importanza documentaria di assoluto rilievo negli studi liturgici ed ecclesiali ed è per questa ragione che tra il V e il VII secolo verrà inserita nelle raccolte dei documenti pontifici che venivano utilizzati dai vescovi delle Chiese occidentali ogni volta che si presentava la necessità e l’urgenza di dirimere questioni di carattere liturgico e dottrinale.
Nella storia della Chiesa eugubina la Decretale costituisce una fonte di grande rilievo: vengono infatti in essa nominati i predecessores del vescovo Decenzio, il che attesta che la diocesi di Gubbio affonda le sue radici in tempi ancora più lontani, e rivela l’esistenza di origini antichissime che la Decretale invita a riscoprire.
Per la nostra diocesi la celebrazione dei 1600 anni del documento non vuol essere solo un fare memoria di un avvenimento e di un millenario magistero pontificio, ma un modo per risalire alla propria genesi e tornare a tessere le vicende di una Chiesa che da un tempo remoto fino al presente vuole e deve proiettarsi verso il futuro.
La Settimana Liturgica quest’anno si inserisce nel percorso dell’Anno Giubilare della Misericordia e mi piace ricordare che Gubbio è stata segnata dalla presenza di due campioni della misericordia e della riconciliazione: i santi Ubaldo e Francesco.
È stato il Patrono, Ubaldo, a dirigere verso una precisa meta la sua amata città con le sue scelte e il suo esempio: dallo strattagemma che permise la pacificazione tra le fazioni cittadine, allo stupefacente gesto del perdono al muratore che lo aveva violentemente offeso, fino all'incontro con il Barbarossa che salvò la città dal saccheggio. Da questi e altri fatti gli eugubini compresero che il loro vescovo era davvero santo, capace di implorare e ottenere dalla Misericordia di Dio atti miracolosi.
La pace, la riconciliazione ebbero assoluta priorità nella sua missione pastorale, furono il motto interiore di Ubaldo, quella via indicata dalla parola di Gesù che egli cercò di mettere in pratica e di far amare ai suoi fedeli perché anch'essi ne facessero il loro vessillo.
Morto Ubaldo nel 1160, dopo circa 40 anni la città poté conoscere e ospitare Francesco, il pacificatore per eccellenza, il fraticello dal semplice saluto universalmente conosciuto: quel “pace e bene” che riecheggia il “pace a voi” di Gesù della sera di pasqua. Ma a Francesco non bastò praticare e insegnare la riconciliazione tra i fratelli vicini; egli voleva che il sentimento della fratellanza si estendesse tra gli uomini di tutto il mondo, impegnati nella collaborazione e nella concordia, nel difficile atto del perdono.
“Laudato sì, mì Signore, per quelli ke perdonano per lo Tuo amore”, dice il Santo nella seconda parte, detta “della perdonanza”, del suo mirabile Cantico delle Creature. Anche nella sua visita al Sultano d’Egitto non si presentò con presunzione, ma con la cordialità di un dialogo fraterno. Esortazioni ed esempi, questi di Francesco, più che mai attuali e opportuni nella violenza della cosiddetta realtà globalizzata che stiamo vivendo.
Credo che non sia una casualità il fatto che Francesco abbia reso Gubbio uno dei suoi luoghi d’elezione, dove un uomo di pace del passato, Ubaldo santo, costituiva un tandem con un uomo della storia più recente, che avrebbe lasciato un singolare sigillo della riconciliazione con il plastico episodio dell’incontro con il lupo.
Due anni fa, alla chiusura delle celebrazioni per l’ottavo centenario della Vittorina, chiesa donata dai Benedettini a Francesco, l’amministrazione comunale di Gubbio intitolò “Parco della Riconciliazione” lo spazio verde che circonda la piccola struttura, dove, secondo il celebre fioretto, per la mediazione di Francesco avvenne il commovente incontro di pace tra gli abitanti di Gubbio e il lupo.
Nella suggestione di questa evocata atmosfera e in occasione del nostro incontro, che auspico il più possibile fruttuoso, rinnovo il mio più vivo Benvenuto e auguro a tutti un buon lavoro e un buon soggiorno nella nostra città”.