Sant'Elisabetta Anna Bayley Seton (1774?1821)
Riportiamo un tratto della storia scritto da Don Gino Franchi:
Elisabetta Anna, appartenente ad una delle famiglie più in vista di New York, i Bayley, felicemente sposata ad uno degli uomini più noti della città, William Magee Seton, era nata il 28 agosto 1774. A pochi anni orfana della madre, il padre risposato e totalmente preso dal lavoro e dall'insegnamento come medico, a 19 armi fu felice di andare sposa al primogenito di un ricco discen­dente di una famiglia scozzese e così colmare la sua sete di affetto. Episcopaliana come il marito, celebrarono le nozze il 25 gennaio 1794 nella vetusta chiesa della Trinità e ben presto la loro casa fu? allietata dalla nascita dei figli, 5 in neanche dieci anni.

Ben presto però la loro felicità fu offuscata dalla morte del suocero, vero pilastro delle fortune economiche della famiglia, dal rovescio degli affari dovuta anche alle riper­cussioni della guerra tra Francia ed Inghilterra e dal manifestarsi sempre più grave della tubercolosi del marito. Elisabetta, con forza e determinazione, si prese carico della situazione anche nel compito di seguire l'ammini­strazione dei beni e di cercare di salvare il salvabile.

La situazione ben presto precipitò: da una parte con il fallimento, dall'altra per la salute del marito, dovendo accettare il consiglio dei medici di trovare un clima più mite per tentare di recuperarla.

Il pensiero andò agli amici italiani, i Filicchi.

Filippo Filicchi, nobile di Gubbio, aveva vissuto tre anni negli Stati Uniti intessendo rapporti commerciali e di amicizia con le personalità più in vista, in particolare con il confondatore e direttore della banca di New York, William Seton, che era anche spedizioniere ed armatore: al ritorno in Italia aveva portato con sé, per fare espe­rienza nei commerci, il figlio maggiore di questi, William Magee. Egli più volte era tornato a Livorno con le sue navi e aveva rinsaldato la sua amicizia con Filippo, diven­tato nel frattempo primo console degli Stati Uniti per il porto di Livorno, e con il fratello di lui, Antonio.

Il 2 ottobre 1803 a bordo del veliero Shepherdess i Seton salparono accompagnati dalla primogenita Anna Maria di otto anni: ma la nave aveva la “patente brutta”, proveniva cioè da un paese in cui era in corso un'epi­demia, perché a New York imperversava la febbre gialla, e al loro arrivo il 18 novembre invece di poter scendere a terra, incontrare gli amici, godere della loro ospitalità, furono costretti a salire su una barca spinta da 14 rema­tori e furono avviati per un periodo di quarantena al Lazzaretto di San Jacopo: stava calando la sera e le campane rintoccavano l'Ave Maria.

La profonda fede di Elisabetta, la sua assidua lettura delle Scritture, l'intensità della preghiera la sostennero, mentre inghiottiva le lacrime e nascondeva il proprio sgomento davanti alle stanze spoglie in cui vennero fatti salire, senza possibilità di scambiare con i Filicchi, che erano accorsi, ma non potevano avvicinarsi, altro che “mille sguardi affettuosi”, come scrive Elisabetta nel diario che tiene per la sua amata cognata Rebecca.

Da queste pagine balza viva l'immagine di una donna forte, abbandonata in Dio, tesa ad accompagnare il marito verso l'eternità man mano che si rende conto di non aver scampo: usciti dopo un mese dalla quarantena, vennero condotti a Pisa e, dieci giorni dopo William, stremato dalla tubercolosi, ma ancora in grado di seguire la moglie nelle sue preghiere, morì il 27 dicembre e il giorno dopo venne sepolto a Livorno nel cimitero inglese.

Elisabetta accettò con profonda rispondenza alla volontà del Signore la morte del marito; con la figlia Anna Maria fu accolta, ospite gradita, nella casa di Filippo Filicchi circondata da mille attenzioni.

Amabilia Filicchi, moglie di Antonio, la accompagnava a Firenze, dove rimase particolarmente avvinta dalla fede espressa non solo dalla bellezza delle chiese e dallo splen­dore delle opere d'arte, ma dal fervore della preghiera dei fedeli. “Primo ingresso nella chiesa dell'Annunziata a Firenze… O mio Dio!… solo Tu puoi sapere…”.

Cadevano i pregiudizi verso i cattolici; i Filicchi certo, constatando l'intensità e la purezza della sua fede, posero il problema della “vera Chiesa”, tanto che un giorno Elisabetta disse ridendo a Filippo: “Lei vuole che io preghi, cerchi e professi la sua fede”. Filippo rispose: “Pregare e cercare, questo è tutto ciò che io le chiedo”.

Una cosa soprattutto mancava alla sua fede: l'Euca­restia e la trovò sotto lo sguardo dell'immagine della Madonna nel Santuario di Montenero. Dal suo Diario: “All'Elevazione un giovane inglese vicino a me, dimenticando le convenienze, sussurrò: 'Questa è la loro presenza reale. Che vergogna provai a quel sussurro1. E il rapido pensiero: 'Se nostro Signore non è là, perché l'Apostolo fece delle minacce?… come può egli biasimare il non discernere il Corpo del Signore, se esso non è là?… come potrebbero quelli, per i quali egli è morto, mangiare e bere la loro condanna, se il Benedetto Sacramento non è altro che un pezzo dì pane?'”.

La fame dell'Eucarestia e della verità aumentava: “Cer­care e pregare”. Gioia nel leggere, inginocchiata, La vita devota di San Francesco di Sales, Autorità infallibile della Chiesa Cattolica: intanto Antonio le insegnava il Segno della Croce e con quale spirito farlo.

Era pronta per entrare nella Chiesa cattolica, ma i Filicchi preferirono che il passaggio avvenisse dopo il suo rientro nel suo ambiente a New York, affrontando l'op­posizione dei parenti, le difficoltà delle prospettive anche economiche cui sarebbe andata incontro, i dubbi e il profondo conflitto interiore cui avrebbe dovuto esporsi e la “morte sociale” nei confronti della bella società di cui faceva parte per entrare nella “feccia” dei poveri e pochi immigrati irlandesi, che allora componevano la comunità cattolica della città.

Soffriva, deperiva, ma “cercava e pregava”: si consi­gliava con Antonio Filicchi, che l'aveva accompagnata nel viaggio e che, pur preso dai problemi dei suoi commerci, rimaneva costantemente in contatto epistolare con lei e la metteva in rapporto con maestri preparati e Santi.

Per maggiori approfondimenti: http://www.madreseton.it/