In merito al dibattito che da vari mesi anima la vita cittadina, tra diverse prese di posizioni, sul Progetto di recupero e riqualificazione ‘Logge dei Tiratori’, interviene nuovamente il sindaco Filippo Mario Stirati. « Ho volentieri partecipato al dibattito pubblico promosso dal ‘Comitato cittadino’ organizzato domenica scorsa sul tema “IL FUTURO DEI CENTRI STORICI − Logge dei Tiratori − Riuso compatibile’ e ho ancor più consapevolezza, nel mio ruolo di sindaco, della complessità del tema e della delicatezza dell’intervento. Le differenti opinioni, i pareri pro e contro suscitano contrasti e acceso dibattito, che fa parte della logica democratica e della sana partecipazione alla vita cittadina. Detto questo, ciò che ritengo assolutamente non tollerabile è l’aspro tentativo di delegittimare e screditare coloro che esprimono posizione favorevole, anche con vari distinguo e articolazioni, sulla validità dell’intervento, come proposto dalla Fondazione Cassa di Risparmio. Mi riferisco in primis al parere da me sollecitato al Gruppo di Lavoro dell’ANCSA − Associazione Nazionale Centri Storici Artistici, elaborato all’interno del più ampio ‘Quadro Strategico di valorizzazione del Centro Storico’. La correttezza intellettuale che mi contraddistingue mi fa affermare decisamente che tale Gruppo è costituito da professionisti di specchiata esperienza e tra questi voglio ricordare Paola Falini, che è vicepresidente ANCSA e Bruno Gabrielli, esperto di centri storici e profondo conoscitore di Gubbio e delle sue problematiche architettoniche. »
Si allega il documento del gruppo di lavoro Associazione Nazionale Centri Storici−Artistici (ANCSA), costituito da Oberdan Armanni, Francesco Berni, Giovanni Cerfogli, Paola Falini, Bruno Gabrielli, Franco Mancuso, Stefano Storchi, Fabrizio Toppetti.
“Il Gruppo di Lavoro ANCSA sul Quadro Strategico per la Valorizzazione del Centro Storico di Gubbio, costituito con deliberazione del Consiglio Direttivo del 17 luglio 2014, a seguito della richiesta formulata dal Sindaco di Gubbio e alla luce della riflessione in corso sulle modalità di restauro e rifunzionalizzazione delle Logge dei Tiratori, sottolinea il significato positivo che può assumere un intervento su un edificio di così grande rilievo nel centro storico eugubino. Circa i criteri progettuali da mettere in atto, si ritiene che la chiusura del loggiato superiore rappresenti un’operazione plausibile se realizzata con vetrate significativamente arretrate rispetto al filo interno della pilastratura dell’edificio; il Quadro Strategico per la Valorizzazione del Centro Storico di Gubbio prevede infatti la possibilità di riuso del grande spazio ad esso corrispondente, volto ad ospitare un’attrezzatura d’uso collettivo di cui cittadini, turisti e visitatori potranno fruire. La soluzione distributiva che in tal modo potrà essere conferita al piano superiore dell’edificio deve risultare coerente con il suo particolare assetto tipologico, restituendo all’uso collettivo uno spazio unitario sul piano funzionale, morfologico e percettivo. Intervenire sulle Logge dei Tiratori significa tenere conto delle diverse prospettive visuali e dei molteplici caratteri relazionali che esse stabiliscono non solo con la piazza Quaranta Martiri, ma anche con altri diversi punti del centro storico di Gubbio dai quali se ne gode la visione, fra cui il complesso monumentale della Piazza Grande. Non esistono pertanto, nel caso specifico, un prospetto principale e un prospetto secondario dell’edificio; entrambi i fronti si relazionano infatti con il sistema degli spazi urbani eugubini e vanno risolti nella loro coerente unitarietà. Quanto all’uso dei materiali, la chiusura che si propone di realizzare dovrà permettere di percepire la totale trasparenza visiva dell’attuale loggiato, evitando dunque la messa in opera di tamponamenti e grigliati, anche parziali, nonché di vetri specchianti; al contrario, si consiglia di utilizzare vetri ad elevata trasparenza e privi di dominanti cromatiche. Per gli elementi di finitura e soprattutto per le pavimentazioni esterne, si ritiene che l’intervento di rifunzionalizzazione di un edificio di tanto rilievo e importanza per l’immagine e per la memoria urbana debba mantenere una coerenza con i materiali tipici della tradizione locale”.