Nell’articolo di Claudio Paolinelli uno dei più profondi conoscitori della maiolica italiana viene sottolineata l’importanza della mostra tenuta al Palazzo Ducale organizzata dalla nostra Associazione con il sostegno della Fondazione Cassa di Risparmio di Perugia. Viene citata la mostra “La via della ceramica tra Umbria e Marche”, svoltasi a Gubbio dal 26 giugno 2010 al 30 gennaio 2011 curata dal nostro consigliere Ettore Sannipoli con i contributi di Timothy Wilson, Giulio Busti, Franco Cocchi, Riccardo Gresta e Silvia Alunno come “una delle più importanti mostre a livello europeo sul collezionismo ceramico privato”.
Un giudizio a pieni voti per un evento straordinario.
Di seguito riportiamo un estratto:
“…Ad Urbino si sta rivalutando il patrimonio ceramico che emerge dai cantieri
cittadini dimostrando una nuova sensibilità atta a creare i presupposti necessari
per il riconoscimento di una produzione ceramica urbinate già dal xv secolo. La
prima ed eccezionale mostra tenutasi nel 1987 a Palazzo Ducale di Urbino dedicata
alle maioliche rinascimentali da collezioni private «A gran fuoco», fu uno
spunto essenziale per realizzare poi una serie di iniziative volte a far ammirare ai
conoscitori di maioliche tesori per lo più nascosti. La nuova tendenza di mostrare
il patrimonio ceramico privato, sovente anche inedito, ha portato recentemente
ad una sorta di febbrile «competizione» tra i collezionisti. Esempi mirabili sono
la mostra «La via della Ceramica tra Umbria e Marche» tenutasi a Gubbio nel
2010 che è da considerarsi una delle più importanti mostre a livello europeo sul
collezionismo ceramico privato per giungere al 2011 con «Magnifica Ceramica»
suggestiva esposizione di una collezione di maioliche rinascimentali e ceramiche
classiche avvenuta nelle sale di Palazzo Ducale di Urbino.
I «nuovi» collezionisti delle terre di Pesaro e Urbino stanno dimostrando
sempre più di essere capaci di unire al solo piacere di circondarsi di cose belle, anche
il gusto di sapere cosa collezionano e per questo diventano sempre più esperti. Non
secondario alla loro crescita culturale è sicuramente il fattore ambientale in cui
ricercano le opere da collezionare. Infatti Il piacere di poter vivere in una sorta di
microcosmo di provincia, le terre marchigiane, in cui la materia ceramica dialoga
con le bellezze artistiche del territorio fa si che si possa diventare «conoscitore»
anche inconsapevolmente. Ad esemplificare come un singolo manufatto di maiolica
possa raccontare più storie con una miriade di sfaccettature storico artistiche
apprezzabili dal vero conoscitore, si ricorda il grande piatto da pompa voluto per il
Cardinale Gregorio Petrocchini di Montelparo ed «emigrato» recentemente da un
ameno villaggio della marca maceratese fino agli Stati Uniti d’America, seguendo
purtroppo il destino di tanti manufatti ceramici d’arte che lasciarono il «Bel Paese»
nell’Ottocento.
Poter ricostruire attorno ad un singolo oggetto le vicende che lo portarono
dalla sua realizzazione alla sua collocazione attuale è un grande sforzo che i conoscitori
compiono quotidianamente raccogliendo notizie, dati ed informazioni di ogni
genere. Così ad oggi il conoscitore di maioliche non deve più dimostrare di «avere»
ma di «sapere» e non sarà più sufficiente, per soddisfare l’intimo piacere di appagamento
di chi ama l’oggetto in maiolica, il dato oggettuale, quale ad esempio l’epoca,
lo stile, l’attribuzione, ma conoscerne le implicazioni culturali per cui quell’oggetto è
nato e si è inserito a pieno titolo tra i tasselli che compongono la storia di una civiltà
e di una tradizione artistica d’eccellenza quale è quella italiana.