Al randagismo sono legati molteplici fattori, ma certamente quello principale è l’inosservanza, da parte dei possessori dei cani, dell’obbligo alla identificazione dei loro animali attraverso l’applicazione di microchip o tatuaggio.
Questo implica che la collettività si debba far carico dei costi conseguenti e derivanti dalla realizzazione di canili rifugio dove sistemare i cani vaganti catturati, per i quali non è possibile risalire al proprietario ed al loro mantenimento per tutta la loro esistenza.
Far si che i privati prelevino da queste strutture il cane che hanno deciso di avere, piuttosto che acquistarlo negli allevamenti, oltre ad essere un segno di civiltà, significa far perseguire ragguardevoli economie alla comunità.
In questo caso, però, può succedere che l’animale prelevato, essendo già adulto, non si riveli particolarmente domestico, con la conseguenza che venga restituito al canile.
Proprio per evitare questo la Comunità Montana Alta Umbria, gestore del Canile comprensoriale di Ferratelle è parte di un progetto pilota denominato “RandAgiamo” promosso dalla Regione dell’Umbria e condotto dal Laboratorio di Etologia e Benessere Animale (LEBA) del Dipartimento di Medicina Veterinaria di Perugia ed il Servizio Veterinario della USL Umbria1.
Il progetto RandAgiamo ha proprio la finalità di favorire l’adozione dei cani che si trovano nei canili, facilitando il loro inserimento nelle famiglie adottanti attraverso un percorso di educazione dei cani e la valorizzazione della relazione uomo−cane.
Oltre alle associazioni di volontariato Animal Minde, E.N.P.A., Gubbio Soccorso Animali Ambiente, la Comunità Montana ha inteso coinvolgere anche la “Casa di Riposo Mosca” con cui praticare in seguito un progetto che ha come obiettivo quello di far incontrare alcuni dei suoi ospiti
con il mondo animale.
L’obiettivo è quello di migliorare la qualità della vita di questi ultimi attraverso la pratica di “Attività Assistite con Animali” da realizzare con l’impiego di cani in possesso di adeguate caratteristiche.