Di seguito riportiamo la prefazione a firma del professor Pier Luigi Neri per la presentazione del libro dal titolo “Filosofia sammartinara” scritto da Giampiero Gaggiotti che verrà presentato sabato 12 aprile alle ore 17 presso i locali della sede della Società Operaia.
“Le città antiche dovevano difendersi dagli attacchi esterni realizzando cinte murarie per tutto il perimetro urbano. All’interno le città si suddividevano in parti, terzieri, quartieri, contrade, dando così origine a rivalità volte a determinare quale fosse la zona più importante, dominante per ricchezza o per forza militare, per funzione istituzionale o per ruolo culturale. Ancora oggi, in modi più attualizzati, nessuno risulta essere vincitore sugli altri. A Gubbio questo non avviene da lungo periodo, nessuno mette in dubbio che il quartiere di San Martino ed i Sammartinari siano i vincenti.
I quartieri sono appunto quattro, ma, escluso il 15 maggio quando la Piazza Grande fa convergere lì, al centro dei quartieri, tutti gli eugubini, per 364 giorni ne resta uno solo: San Martino.
Due porte medioevali, Porta Castello e Porta Metauro, il palazzo del Capitano del Popolo, Santa Croce ed il Pietrone, l’Antica Farmacia Ceccarelli che era anche fabbrica di Spiriti (niente di religioso, si tratta di alcol… da bere), il Teatro, la Società Operaia, il Seminario (ma dentro c’era il Tribunale dell’Inquisizione).
E poi ci sono i Sammartinari, le botteghe artigiane, i piccoli negozi, le osterie (sempre meno, ma il vino no), i bar, e poi la Piazza dei Duchi intitolata a Giordano Bruno, libero pensatore, è per tutti quella di San Martino.
Un universo di persone, uomini e donne, giovani ed anziani (molti ospiti dell’Astenotrofio e Gerontotrofio Mosca, oggi una residenza, sino a pochi anni or sono “I Vecchi”), e poi gli eugubini degli altri Quartieri che si ritrovano in Piazza perché si ritrovano a casa loro, una spruzzata di diversità di cui non possono fare a meno.
Non stupisce quindi che Giampiero Gaggiotti, lui che è di San Giuliano, abbia lavorato per rimettere insieme ricordi di persone, o meglio di personaggi, che con le loro battute fulminanti rendono ancora attuale un’epoca, un sistema di relazioni sociali, modelli culturali, usi e costumi, la centralità del vino come nettare, sia a bicchieri che a fiaschi, talvolta la crudezza di un linguaggio fiorito ma mai insopportabile, anzi, senza ipocrisia mai cattivo ed offensivo.
A San Martino si ritrovavano l’avvocato Terradura e la sua “caramella”, il Barbato e Gustavo Sebastiani, Astorre “Bacelone” ed Attilio “Baistrocchi” e così tanti altri, Sammartinari anche quando non lo erano ma erano convinti di esserlo!
Franco Monacelli ci rimase male quando, in occasione della Festa del Quartiere, portai il mio saluto da Sindaco dicendo che però lui non era di San Martino perché abitava al di là del Ponte! Io stesso mi sento di San Martino, non perché oggi ci abito, ma perché, grazie a Lanfranco Amedei, il “Panico”, fui tesserato per la squadra parrocchiale, l’Audax, diventandone anche il capitano.
Il fascino dello sport e la figura indimenticabile di Don Siro Lupini mi “battezzarono”. Grazie, caro Giampiero”. Pier Luigi Neri