Riceviamo e volentieri pubblichiamo la lettera che ci ha inviato il concittadino Giuliano Panfili, che ringraziamo.

Gent.ma Redazione,
seguo da tempo con molto interesse il progetto di rifunzionalizzazione delle “Logge dei Tiratoi” grazie anche alle notizie e alle documentazioni che ricevo da vari amici.
Non mi sento qualificato per poter esprimere una soluzione tecnica ed estetica in quanto non sono nè un architetto nè un urbanista. Ritengo però che il progetto sia già in mano alle persone corrette per proporre e definire una soluzione logica, esteticamente e funzionalmente accettabile, avendo inoltre già ricevuto le approvazioni delle autorità locali competenti in fatto di arte e Soprintendenza.
Ciò che però tengo a sottolineare, come cittadino eugubino, sebbene lontano da 50 anni, non è il come fare, perchè questo l’ho appena chiarito, ma quanto mi sta più a cuore è evidenziare la necessità che Gubbio possa tornare ad essere riconsiderata e rivitalizzata, perché vi posso garantire che ogni volta che torno la trovo sempre più isolata, abbandonata, come se fosse svuotata di ogni valore storico ed economico.
In altre parole credo che Gubbio stia, sia come immagine e di conseguenza anche economicamente, incorrendo in una lenta e inarrestabile agonia che non potrà dare risorse e sviluppo per le prossime generazioni oltre che perdere la caratura e la dignità storica che le potenzialità invece le consentirebbero.
Se al di là di ogni inutile polemica oggi agli abitanti e a noi “emigrati” può bastare l’aria, gli amici, il Campanone, la cena con 700 uova di cappelletti e il posto in una muta, mi chiedo cosa prepariamo per i giovani e per il loro futuro.
Mi includo anche io nello spirito di chi deve pensare non più a ieri o a oggi, ma al domani, perchè oltre 10 anni fa con altri amici abbiamo cercato di dar vita a una struttura che richiamasse l’attenzione e l’interesse turistico e, promuovendo il valore storico e ambientale della città e del territorio, creasse di conseguenza lavoro e generasse risorse economiche utili anche alla Pubblica Amministrazione.
Purtroppo l’isolamento, la burocrazia, il carico fiscale e il disinteresse locale, sono al di sopra di ogni umano sforzo che ci ha visti impegnare energie e risorse economiche oltre le nostre stesse possibilità.
Ora dico, se in questo momento c’è qualcuno che propone un’opportunità come quella in oggetto dobbiamo far quadrato per comprendere il valore e l’importanza sia della realizzazione e ancor più in una corretta gestione perchè il tutto possa servire concretamente a Gubbio.
La volontà e la disponibilità di chi si sta proponendo a far confluire in un progetto ben circoscritto capitali e competenze nonchè organizzazione e programmazione è quindi da premiare e non da ostacolare seppure da concordare nelle diverse sfaccettature della realizzazione sotto un profilo artistico e architettonico.
Gli Eugubini devono capire che il problema non è quindi i vetri sì o i vetri no; quest’aspetto lasciamolo decidere a chi ne sa più di noi, ma cerchiamo di accogliere nel migliore dei modi la possibilità che esiste qualcuno che si offre per portare una soluzione valida e, se ben gestita, anche duratura per mettere in risalto e valorizzare il capitale più importante della nostra città, cioè la storia, l’arte, la natura, la cultura, la cucina della nostra gente richiamando turisti “non per caso”, ma persone interessate a valori umani universali che la nostra città possiede e che come già altri centri, specie nel Nord Europa, hanno saputo conservare e gestire in modi esemplari a vantaggio della propria popolazione.
Anche io sono stato ceraiolo di fede santantoniara fino a che la salute e la mia “muta” me lo hanno permesso e ne sono orgoglioso, ma sono anche uno di quei “figli” che a 19 anni hanno messo in una valigia l’ultimo stipendio di un genitore, tanta nostalgia e solitudine e sono dovuti partire.
Pensate di poter fare anche voi così con i vostri figli che poi torneranno per i Ceri o quando saranno tristemente chiamati perchè la mamma o il babbo stanno male o vi sentite realmente la responsabilità di dare loro e a voi motivo e mezzi per valorizzare quanto la Storia ci ha consegnato per restare nella propria terra?
E’ tristemente assodato inoltre che le gestioni pubbliche (comunali, consorziali, cooperativistiche) a Gubbio non hanno mai saputo rispondere, per cultura ed esperienza, alla capacità di gestire strutture o centri seppure piccoli per il rilancio della nostra città. Quindi è necessario approfittare di chi sa e ha dimostrato di saper intraprendere iniziative concrete e gestire progetti di fondamentale importanza per lo sviluppo della nostra comunità che vadano
oltre alla cultura esclusiva, ma chiusa e circoscritta, dei Ceri. Tutto ciò naturalmente con la collaborazione di esperti e degli organi competenti locali per concertare i vari progetti e non ostacolarli solo per motivi di parte o di partito.
Gubbio ha chiaramente bisogno di risorse per sistemare almeno parte dei molti problemi logistici ed economici: bisogna creare lavoro per produrre ricchezza e il lavoro va prodotto da chi sa rischiare del proprio e con la necessaria competenza riesca ad ottenere sviluppo e benessere per la collettività.
Non si può contare esclusivamente sulle risorse economiche che provengono per un’altissima percentuale da impieghi o sostegni pubblici sia pure nelle varie branchie e derivazioni. Le risorse create dalle imprese, dagli artigiani, dai professionisti vanno poi passate anche alle istituzioni pubbliche purchè sappiano creare e non distruggere i servizi di cui ha bisogno la comunità per progredire e non per essere soffocata.
E’ molto ampio il consenso di chi riconosce che Gubbio ha grosse potenzialità turistiche e artistiche e allora facciamole emergere per goderne noi stessi e per offrirle in modo professionale a chi può portarci ricchezza collaborando tutti insieme senza pensare a poltrone o poteri, a lotte intestine o a rivalità personali.
Tiriamo fuori il meglio che ciascuno di noi è capace di dare senza remore, ipocrisie e invidie e la nostra città, i nostri figli più giovani un giorno ci diranno “grazie” e allora potremo essere fieri di essere stati veri Eugubini e saggi genitori.

Milano, 26 Febbraio 2014

Giuliano Panfili