L’intenso impegno speso in questi ultimi anni da attori economici pubblici e privati e da numerosi enti locali umbri per valorizzare il patrimonio culturale del territorio, ha dato la possibilità di far conoscere le opere del “divin pittore” e ha dato la possibilità ad un vasto pubblico di ammirare la splendida rassegna monografica sul “Pintoricchio”, l’artista simbolo della città di Perugia e successivamente la mostra del Signorelli, un altro grande maestro e protagonista della pittura rinascimentale, attirando l’attenzione di appassionati e cultori a livello mondiale.
Il successo di questi eventi è stato reso possibile grazie al grande momento di coralità che ha visto coinvolti i molteplici attori culturali, economici e sociali della regione.
Spesso si dimentica che anche artisti meno conosciuti dal vasto pubblico, ma non per questo meno intensi e bravi di altri più noti, possono diventare elemento portante di un piano organico e di una strategia che sia capace di non solo far conoscere e valorizzare la loro opera, ma di contribuire a tessere e a rafforzare reti sul territorio che mirino al suo riscatto e favoriscano la sua uscita da situazioni di criticità economica e sociale.
Sulla scorta di queste esperienze e di analoghe di altre regioni, è ora possibile portare in luce una ricchezza di personalità artistiche, botteghe, scuole e opere, finora inaspettata per una porzione di territorio umbro, quello eugubino, talvolta ingiustamente percepito come periferico e marginale rispetto a più vitali centri culturali e artistici. Questo territorio dell’Umbria, fra il ‘400 e il ‘500, ha costituito un’area ad alta intensità di produzione artistica con una nutrita rete di botteghe d’arte in grado peraltro di cogliere e sintetizzare con modernità e originalità la cultura artistica rinascimentale in tutte le sue espressioni: dall’arte pittorica a quella dell’intaglio e della tarsia, all’arte della ceramica.
L’opportunità ora fornita dal prossimo cinquecentenario (1516 − 2016) della nascita di Benedetto Nucci, chiamato dagli storici il migliore de’ pittori eugubini (la maggioranza degli storici e degli studiosi dell’arte concorda sull’anno di nascita 1516), assolutamente non può e non dovrà passare inosservata e, anzi, potrà essere un’occasione straordinaria: una vicenda artistica e un onore per Gubbio e per l’Umbria. La conoscenza della cultura artistica di Benedetto Nucci, da inserire tra i “pittori devoti” per la sua attività rivolta precipuamente agli altari, agli interni di chiese e monasteri di Gubbio, ma anche di città e regioni vicine dell’Appennino, l’esplorazione del suo contesto di formazione, potranno permettere di far emergere tutto il fascino di una personalità assai originale, una personalità artistica il cui rilievo va ben oltre il confine regionale. Ad oggi, dell’artista che lavorò per tutto il ‘500, sono state catalogate solo circa 60 opere, di proprietà pubblica e privata, delle quali più della metà già restaurate e quindi pronte per una qualificata esposizione, altre attendono ancora il restauro.
Organizzare un evento sul Nucci e il ‘500 eugubino significa coinvolgere molteplici realtà istituzionali, culturali, accademiche, economiche e sociali in un percorso di promozione dell’arte e di sviluppo anche economico del territorio e soprattutto, significa reperire le necessarie risorse. L’attuale congiuntura economica, non particolarmente positiva, e i continui tagli al settore culturale richiedono interventi capaci di “prenotare” in tempo utile le relative risorse.
Partire in anticipo, attraverso tutte le funzioni propulsive e di comunicazione, significa avere tutto il tempo per costruire il giusto partenariato di progetto, individuare tempestivamente gli strumenti finanziari necessari e specialmente tentare di superare il mero evento espositivo verso azioni integrate di tutela e valorizzazione, di riscoperta di luoghi straordinari per l’offerta culturale del territorio, fatta non solo di arte, storia e paesaggio, ma anche di enogastronomia e artigianato.
Un approccio ragionato, che non si identifichi come iniziativa di una singola istituzione ma come un progetto per la città e per il territorio, potrebbe anche avviare un confronto sulla necessità della messa a sistema e in rete dei risultati di tutte le azioni di tutela e conservazione di beni culturali realizzati negli ultimi anni.

Ilias Tasias