di Ettore A. Sannipoli

Il “Pacio” l’aveva detto, esiste ancora una brocca di Sant’Antonio degli anni venti, che lui – tanto tempo fa – aveva potuto vedere in una sala di palazzo Della Porta. A lungo non se ne è saputo più nulla. Ma ora questo interessantissimo manufatto è tornato, finalmente, alla luce. Francesco Allegrucci, pochi giorni fa, l’ha ricevuto dal precedente proprietario Giulio Della Porta e mi ha permesso di divulgare la notizia del rinvenimento. Così, in fretta e furia, ho redatto la scheda che segue per illustrare tale rara testimonianza.

La brocca in maiolica, alta 28 centimetri, è a forma biconica su base a cercine, con breve colletto rastremato. Sull’orlo si innesta il manico a fascia cuspidato cui si contrappone il beccuccio a cannello con rigonfiamento anulare nella porzione centrale.

Sulla fronte, sotto il beccuccio, è raffigurato uno scudo sannitico a doppia tacca recante lo stemma di Gubbio (che presenta qualche variante – soprattutto cromatica – rispetto a quello ufficiale): il monte a cinque cime d’argento in campo rosso caricato del lambello arancione a sei pendenti con cinque gigli d’oro in campo verde.

Tutt’attorno allo scudo si sviluppa la seguente iscrizione, in caratteri capitali e in colore arancio: «s. antonio || fabbrica | maioliche || mastro | giorgio || gvbbio | xv maggio || omaggio della ditta». Sul retro, sotto l’attaccatura inferiore dell’ansa decorata in nero ‘a scaletta’, si legge invece la data «mcmxxvi», negli stessi caratteri e colore.

Alla base e al collo, la brocca presenta un ornato complementare in nero con riserva centrale ravvivata da un sottile filetto arancione. Il beccuccio è interamente nero. Sul cercine della base, in posizione frontale, è graffita la firma del decoratore: «g. menichetti» (con la «g» e la «m» intrecciate).

L’opera fu dunque realizzata nella «Fabbrica Majoliche Mastro Giorgio», la principale manifattura eugubina degli anni venti, diretta tra il 1921 e il 1929-1930 dal marchese Polidoro Benveduti (1891-1979). Il decoratore Giuseppe Menichetti (1902-1964) è documentato in detta manifattura tra il 1926 e il 1929.

Sebbene non dei Ceri, sono note altre brocche della fabbrica di “Lolo” con la medesima foggia, recanti sulla fronte lo stemma di Gubbio ma caratterizzate, per contro, da una decorazione a flessuose ‘foglie accartocciate’. Una di esse venne donata al podestà di Gubbio Lamberto Marchetti.

La forma di questi manufatti è frutto di una raffinata interpretazione di modelli popolari tipici della tradizione umbro-marchigiana, come le brocche in terracotta parzialmente invetriata prodotte ad Appignano, Assignano, Montottone, Ripabianca e altrove.

Ma torniamo alla ceramica che più ci interessa. Essa fu realizzata in occasione della festa del 1926, quando i Ceri vennero alzati nel cortile del palazzo Ducale, per volontà del primo capitano Ubaldo Scavizzi. Considerata l’importanza dell’evento, si può ipotizzare ragionevolmente che la «Fabbrica Majoliche Mastro Giorgio» abbia preparato una serie doppia di brocche, in previsione di eventuali inconvenienti di cottura. Pertanto oltre alla brocca di Sant’Antonio che andò rotta al momento dell’alzata, ne rimase un’altra la quale fu venduta ai conti Della Porta. Nella Sezione di Archivio di Stato di Gubbio, diversi anni fa Fabrizio Cece ha rintracciato un documento dal quale si apprende che il 30 giugno 1927 i Della Porta acquistarono per 10 lire «una brocca di terraglia del cero di S. Antonio»: dovrebbe trattarsi proprio della nostra bella maiolica, e ciò a incoraggiamento dell’ipotesi formulata.

Resta comunque il fatto, indiscutibile fino a prova contraria, che questa è la più vecchia brocca dei Ceri rinvenuta sinora.

Gubbio, Fabbrica Majoliche Mastro Giorgio, decoratore Giuseppe Menichetti, brocca del Cero di Sant’Antonio, 1926, maiolica policroma, h. cm 28. Gubbio, collezione Francesco Allegrucci.